giovedì 16 aprile 2009

QUEL DOSSIER DIMENTICATO



Che ci fossero responsaiblità e negligenze dietro il gran numero di vittime del terremoto in Abruzzo lo sospettavamo un pò tutti. Adesso iniziano a venire fuori elementi concreti.

1999. Dieci anni fa Franco Barberi, all’epoca sottosegretario alla Protezione Civile, fu promotore di uno studio sull’esposizione ai pericoli di eventuali terremoti delle strutture del Sud Italia. L’onere dell’impresa fu affidato all’Istituto di Ricerca sul rischio sismico, diretto ai tempi dal prof. Vincenzo Petrini. I risultati del dossier non erano rosei ma nelle parole di Petrini erano utili al fine di promuovere un’azione “di stima dell’ordine di grandezza dei costi che è necessario sopportare per la riduzione del rischio” e messa in atto delle procedure per la messa a norma degli edifici.

FASCIA B. Nello specifico, si dividevano in fasce (per rischio sismico decrescente) i comuni interessati dallo studio e se ne tracciava un identikit di “vulnerabilità”. Nella fascia A il comune più grande era Avezzano, già colpito nel 1915 da un devastante terremoto che lasciò in piedi una sola abitazione, sulla quale campeggia ancora oggi una targa a ricordo del nefasto evento. Il territorio marsicano risultò però ben organizzato, con gli 87 immobili esaminati tutti a vulnerabilità sismica «bassa» o «medio- bassa».
L’Aquila fu invece inserita in fascia B, e all’interno di essa fu l’unica a presentare evidenti problemi, soprattutto in edifici come la Prefettura, il Conservatorio, le sedi universitarie, la Biblioteca provinciale, l’ex Accademia e tutte quelle altre strutture che a dieci anni di distanza si sono prostrate di fronte alla forza della natura trascinando sotto le macerie i propri inquilini.
La pericolosità delle strutture veniva imputata alla scarsa presenza di cemento armato e alla bassa qualità dei materiali con i quali molti edifici erano stati tirati su. Nel presentare i risultati Barberi dichiarava : “appare indispensabile che questo patrimonio di dati costituisca linea di indirizzo costante per l’avviamento a soluzione dei complessi problemi legati alla sicurezza del territorio interessato dal rischio sismico, in una corale accettazione di responsabilità da parte di tutti gli organismi interessati”.

LA LISTA. La Protezione Civile abruzzese ed in particolare l’ingegner Pierluigi Caputi, a capo dello stesso organismo, ritennero utile uno studio più approfondito, in modo da richiedere il prima possibile i finanziamenti per la ristrutturazione degli edifici a rischio. La lista che ne uscì fuori è oggi nelle mani degli inquirenti che indagano sulle negligenze che ci hanno portato a vedere 300 bare una di fianco all’altra.


Visualizza L'Aquila e Avezzano in una mappa di dimensioni maggiori



Fonti: www.corriere.it www.lastampa.it

Nessun commento:

Posta un commento